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Gino, il gigante buono, ringrazia tutti: «Devo ripartire, ma non mancherà l'impegno civile per Giulia»

Durante Chi l'ha visto è stata fatta ascoltare anche la voce di Turetta in cui in dei messaggi dice la sua sul papiro di laurea di Giulia. Inoltre, secondo la trasmissione, il 21enne si era rivolto ai centri di assistenza psicologica della Ulls 6 Euganea e da settembre avrebbe effettuato 5 incontri

«Volevo solo ringraziare tutti gli italiani, ma ora devo tornare da mio figlio Davide». Dice così Gino Cecchettin, all'inviata di Chi l'ha visto, Raffaella Griggi. «Sono qui solo per dire grazie a tutti. Facciamo in modo che quanto accaduto,  quello che si è innescato poi, non vada perso». Sempre educato, equilibrato, umano, il papà di Giulia Cecchettin è di una generosità sorprendente. Una lezione continua la sua. «Cercate di fare un passo tutti verso chi vi è vicino, chi lavora con voi, le donne che vi circondano. Facciamo un passo tutti insieme». Mai una parola sopra le righe, mai un concetto banale. «Proviamo a pensare dove e come possiamo fare la differenza. Magari partendo da un gesto gentile». E' stanco ma non si sottrae mai ai suoi obblighi. E seppure stanco non si nega mai alle domande che gli vengono poste. 

Gli si chiede in cosa vuole trasformare questa energia e consapevolezza che il caso di Giulia e la forza dei suoi cari erge a storia simbolo: «L'impegno civile non mancherà, anche se non so ancora cosa. La politica? Lo escludiamo già da adesso», dice senza lasciare dubbi. «Ma ora devo pensare a ripartire, per Elena e per Davide. Elena ora è ritornata a Vienna per riprendere i suoi studi, Davide deve tornare a scuola. Gli ultimi due sono stati anni zero, ora dobbiamo ricominciare». Due anni in cui Gino ha perso la moglie, per un male incurabile, e ora la figlia. 

Non manca una domanda sulla famiglia del responsabile di questa tragedia. «Rinnovo il mio gesto d'affetto nei confronti dei genitori di Filippo», dice sincero. Non si parla di perdono ma neppure di giustizia. Mai una richiesta o una dichiarazione in questo senso, che è come dire che sono consapevoli che Giulia non gliela riporterà indietro più nessuno e allo stesso tempo riuscire a guardare al di là, pensando a chi corre lo stesso pericolo di Giulia. Forse è per questo che non si è mai sentito nessuno della famiglia fare appelli alla giustizia, anche questa un'anomalia assoluta. Invece i concetti, i ragionamenti, le proposte di riflessione arrivate da queste persone sono talmente lucidi e forti che addirittura hanno attirato delle critiche a chi ha evidenti difficoltà a riconoscere quanto grande può essere il "bene", che lo è proprio perché non può essere ristretto a codificati esempi di comportamento. 

Dal bene al male, però, alla fine è un attimo. E di certo, chi lo ha procurato, di male, ne portava con sé. E' in fondo questo il senso dell'altra parte di trasmissione, dove Federica Sciarelli e la sua redazione ricostruiscono, con documenti inediti, anche audio, gli ultimi mesi di Filippo Turetta. Le indagini non sono ancora affatto terminate, ci sono ancora aspetti da chiarire e soprattutto deve essere effettuata la perizia sulla vettura di Filippo Turetta, la Punto Nera con la quale ha cercato la fuga prima di essere arrestato in Germania. «Quello di Giulia Cecchettin è un omicidio itinerante, l'auto è parte della scena del delitto», afferma l'avvocato Nicodemo, legale di Elena Cecchettin. Che si appella proprio a Filippo: «Mi risulta dalle indiscrezioni date dei media che nell'interrogatorio abbia avuto diversi momenti di amnesia. Invece è il momento che chiarisca ogni punto. L'indagine può andare avanti lo stesso anche senza il suo contributo. Ma lo deve a Gino, se non altro».

Oltre agli audio di Filippo, in cui da un suo parere sul papiro di laurea che stanno preparando gli amici, dei quali si può discutere di certo ma non sono sembrati così rilevanti quanto invece la notizia che, il 21enne di Torreglia, si era rivolto ai centri di assistenza psicologica alla Ulls 6 Euganea. Avrebbe fatto cinque incontri. Ne era previsto un altro proprio qualche giorno fa, ma Filippo a quel punto era già in carcere a Verona. Secondo l'inviata del programma, Turetta avrebbe avuto un primo incontro con uno psicologo il 22 settembre, gli altri il 3,il17 e il 27 ottobre. L'ultimo il 4 novembre. 

A proposito di questo, nota del redattore come si usava scrivere una volta, è importante fare un distinguo che esula dalla cronaca. Richiedere un incontro con un esperto, rivolgersi ai servizi della Ulss, non è di per sé nulla di squalificante, anzi. Questi sono anni in cui si cerca di porre l'attenzione sull'importanza della salute mentale, che certi problemi sono affrontabili se sostenuti e accompagnati. Il fatto che Turetta si sia rivolto ai servizi di salute mentale non significa affatto che chi lo fa è un killer potenziale o altre esagerazioni di questo tipo. Si rischia, se facciamo questo ragionamento, di fare un passo avanti per affrontare la piaga della violenza di genere e poi magari ne facciamo uno indietro sulla salute mentale. Ci permettiamo di pensare, anzi di assicurare, che non sia questo il pensiero né della redazione di Chi l'ha visto  , neppure quello del Presidente Zaia che intervistato ha fatto riferimento alla questione, e meno che meno della famiglia Cecchettin. Ci sembrava doveroso evidenziarlo. 

mural Giulia Cecchettin Milano

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