rotate-mobile
Attualità

Performance ambientali, Padova perde cinque posizioni nella classifica di Legambiente

Ecosistema urbano è la “fotografia ambientale” scattata annualmente a tutti i capoluoghi italiani da Legambiente, in collaborazione con l'Istituto Ambiente Italia, delineata attraverso 19 indici ambientali

Ecosistema urbano è la “fotografia ambientale” scattata annualmente a tutti i capoluoghi italiani da Legambiente, in collaborazione con l'Istituto Ambiente Italia, delineata attraverso 19 indici ambientali (rispetto ai 18 dello scorso anno) grazie ai dati forniti da Comuni, Istat, Ispra e Aci. Spiega Lucio Passi di Legambiente Padova, che fin dalla prima edizione di Ecosistema urbano ha curato i focus sulla nostra città: «In questa trentesima edizione ci sono alcune novità: è stato eliminato l’indicatore riguardante la capacità di depurazione delle acque reflue, ma sono stati introdotti quello sull’ampiezza delle Zone a Traffico Limitato - dato che però l’ente preposto non ha fornito per Padova - e la media annuale del PM2,5. Questi due parametri, essendo nuovi, non trovano quindi raffronto con lo scorso anno».

La classifica

«Padova - continua Passi- si piazza al 34simo posto nella classifica generale, perdendo cinque posizioni rispetto al 29esimo posto della scorsa edizione. I dati dei 16 indicatori confrontabili col  2021, danno il seguente quadro: 8 migliorano (come nella scorsa edizione), 8 peggiorano (erano 4 nel precedente rapporto), 1 è stazionario (erano 2). A guardare indietro negli anni,  non è una novità questo andare su e giù di Padova, sia nella classifica generale, sia nel migliorare o peggiorare gli indici. Così non riesce ad emergere una tendenza stabile, una direzione chiara: questo altalenare è la spia di come la bussola dello sviluppo di Padova non punti, con la necessaria determinazione e costanza verso la sostenibilità ambientale. Ma il tempo nella clessidra scorre sempre più velocemente: la crisi climatica-ambientale, globale e conclamata, impone scelte nette, rapide e determinate. A livello Veneto, nella classifica nazionale dei capoluoghi, fanno meglio di noi Treviso, che è quarta, Belluno decima, Venezia undicesima. Padova è 34esima, Vicenza 49esima, Verona 71esima, Rovigo 72esima».

Gli indicatori

«A Padova - dichiara Francesco Tosato, Vicepresidente di Legambiente Padova - non tutti gli indicatori hanno lo stesso peso nelimpattare sulla qualità urbana, della vita e della salute dei cittadini. Possiamo definire indici pesanti quelli che diminuiscono o inaspriscono le strutturali criticità della nostra città. Quella sicuramente più percepita da tutti è l’annosa questione della mobilità, a tutt’oggi dominata dagli spostamenti su mezzi privati a combustione, con il conseguente inquinamento atmosferico urbano e le emissioni climalteranti. Nel 2022 per la prima volta le auto circolanti hanno raggiunto il record di 62 ogni 100 abitanti. Ma ci sono indici finalmente in controtendenza. Le piste ciclabili, ad esempio, per anni ferme a poco più di 18 metri ogni 100 abitanti ora sono a più di 20. Dopo un decennio di lento, ma continuo, declino dell’uso del trasporto pubblico, culminata con la crisi verticale negli anni più acuti del Covid, si registra una grande ripresa. I vaggi/abitante/anno passano dai 69 del 2021 ai 90 del 2022, mentre la percorrenza annua Km/vettura/abitante sale dai 24 del 2020, ai 34 del 2021, a 37 del 2022. Se questi dati fanno ben sperare per i risultati che si otterranno una volta completato lo Smart, nel frattempo va aumentata la frequenza dei bus, sviluppate strade ciclo pedonali scolastiche, sicure, protette e “strafficate”, aumentate le zone 30, ampliate isole pedonali e ZTL, potenziate tutte le forme di mobilità condivisa».

Consumo di suolo e qualità dell'aria

Aggiunge Tosato: «L’altra grande criticità è quella del consumo di suolo. Padova negli ultimi dieci anni ha consumato 2 milioni di mq di suolo. Le aree artificializzate nel 2021 sono arrivate al 49,6% della superficie comunale (fonte ISPRA). Siamo la città che ha divorato più suolo nel Veneto, che è la seconda regione più cementificata d'Italia dopo la Lombardia. Purtroppo l'indice di uso efficiente suolo è peggiorato scendendo da 6 a 5. Bisogna implementare subito il Piano degli interventi di Padova (PI), recentemente approvato dal Consiglio comunale, che punta ad eliminare 3 milioni di mq precedentemente destinati all’edificazione, "ricucendo" la città con un sistema organico di aree verdi e reti ecologiche. Positive in questo senso le recenti dichiarazioni del Soprintendente Tinè e dl Vicesindaco Micalizzi che per l'ex caserma Prandina prevedeno una conversione pressoché completa a parco, mentre va assolutamente respinta al mittente la proposta dei Supermercati Alì di cementificare 10 ettari di terreni agricoli a Granze di Camin. Infine la qualità dell’aria: gli sforamenti di Pm10 superano sempre i giorni consentiti per legge: nel 2022 sono stati 67, dieci in più dell’anno precedente. Se queste saranno le priorità amministrative, ora e dei prossimi anni, avremo molte ricadute positive, ad esempio in termini di ampliamento del verde urbano: la principale cartina di tornasole di questo sviluppo è rappresentata dalla realizzazione di un grande parco urbano nei 36mila metri quadrati dell’ex Prandina. Ma le ricadute positive riguarderanno anche il contenimento dello smog e delle emissioni climalteranti e molto altro. Insomma, Padova troverà finalmente una bussola adeguata per diventare una città moderna, sostenibile e molto più vivibile: al contrario resterà vittima di un devastante passato che non passa».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Performance ambientali, Padova perde cinque posizioni nella classifica di Legambiente

PadovaOggi è in caricamento