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Politica Tribano / Piazza Martiri della Libertà

A Tribano si scalda la discussione sul polo logistico, ma l'amministrazione ha già deciso

Accesa la discussione sul nuovo polo nella serata pubblica organizzata dal sindaco Cavazzana con gli esperti da lui invitati che hanno fatto di tutto per convincere una sala gremita, a maggioranza contrari. Botta e risposta tra il primo cittadino e il consigliere d'opposizione Roberto Bazzarello ma il voto alla variante di fatto blinda l'amministrazione

Una cosa che si è capita senza alcuna ombra di dubbio dopo la serata organizzata dal Comune per discutere, a giochi fatti, come è stato fatto notare nella parte finale dell'incontro, è che l'amministrazione comunale di Tribano lo vuole proprio, il polo logistico, in zona industriale. E' probabilmente l'unica cosa davvero chiara della serata. Cominciata poco dopo le 9, di fronte a circa un centinaio di persone presso la biblioteca comunale di Tribano, in piazza Martiri della Libertà, esperti e tecnici invitati dal sindaco Massimo Cavazzana hanno avuto il compito di illustrare il progetto del polo logistico che dovrebbe sorgere nella zona industriale, a ridosso della Monselice Mare.

Ad aprire l'incontro è Nikolas Vigato, consigliere delegato per le attività produttive del Comune che parla subito di «grande opportunità da saper cogliere». Ma è l'architetto Antonio Buggin, urbanista, che appena presa la parola affronta immediatamente una delle criticità più discusse di questi giorni da coloro, ed erano la maggioranza in sala, che si oppongono a quest'opera che dovrebbe sorgere su 150mila metri quadri di terreno. «Purtroppo ci sono delle zone di Tribano che presentano dei problemi rispetto a quanto viene prospettato per il futuro, visto il cambiamento climatico in atto -  dice Buggin - ma l'area interessata dal progetto ha un rischio molto basso sotto questo punto di vista. E' qualcosa che era già chiaro nel 2012», dice facendo riferimento a un documento redatto da un esperto per il Comune. Il pericolo di inondazione per Buggin non è concreto e il problema alle Vallette è che c'è un solo canale di scolo mentre precedentemente era presente una rete di canali che permetteva di far defluire l'acqua. «Non c'è pericolo di alluvioni», assicura Buggin che vuole convincere i presenti: «I cambiamenti climatici possono portare al massimo una crescita di livello dell'acqua di 30 cm, quindi non si correrebbe alcun rischio in questo senso». E' curioso ascoltando Buggin come dia appunto per scontato che il clima stia cambiando, ma sembra quasi non preoccuparsene. Il clima cambia anche a causa del consumo di suolo, lo sanno anche i bambini, ma ascoltandolo è come se stesse dicendo che è un fatto inevitabile e incontrovertibile, quasi una cosa capitata per volontà divina a fronte di una comunità scientifica che spiega che sarebbe già tardi per intervenire, ma sarebbe ora. Che non ci sia una legge sul consumo di suolo lo ripete tante volte ma lo diranno tutti coloro che intervengono, quasi come fosse un lasciapassare per continuare a edificare. Buggin interverrà più volte per chiarire concetti espressi durante la serata, con picchi quasi surreali come quando, per fare capire quanti benefici energetici porterebbe la proposta del Consorzio Cev, ne parliamo più avanti, cita la diga del Vajont. 

Successivamente la parola passa all'architetto Federico Pugina che premette che «prima le cose si facevano senza troppe discussioni e che quanto si decide oggi è figlio di accordi pregressi presi da altri soggetti». Non qualcosa di nuovo, che la responsabilità iniziale è sempre di chi è venuto prima è comunque una cosa già sentita tante volte. «Ci sono tre attori che si muovono quando ci sono progetti come questo. C'è il proponente, il comune e i cittadini e questo allunga un po' l'iter», dice ragionando evidentemente da tecnico. «Oggi c'è un percorso che prevede la garanzia che ci sia un interesse pubblico per arrivare a un accordo col privato. Nella fattispecie sono incluse opere migliorative del territorio». Inoltre viene sottolineato che quella in questione, Le Vallette, è già codificata come un'area produttiva e non più agricola. «Ci sono enti e istituzioni che si andranno ad esprimere, non è una decisione che prende solo il Comune», spiega Pugina facendo riferimento al Vas, l'organo regionale che deve mettere l'ultima parola. Lo dice con l'intenzione di rassicurare tutti i presenti, tra i quali ci sono anche molti contrari a questa opera. Che però ascoltano pazientemente. «Ogni aspetto sarà approfondito», sottolinea ancora. «Dal 2017 la Regione Veneto ha introdotto una legge per arrivare a ridurre gradualmente il consumo di suolo, da qui al 2050». In sottofondo si crea un certo brusio. «Nonostante questo abbiamo ottenuto suolo spendibile. Visto che si sono aree che sono ancora in un limbo», dice proprio così Pugina che non manca di ricordare che questa espansione era già prevista dal Pat. In pratica Pugina spiega senza colpo ferire come si può "aggirare" la questione del consumo di suolo. «Non c'è una legge italiana che definisce il consumo di suolo, non c'è quindi neppure un reato», sottolina con queste precise parole, Buggin. 

A questo punto interviene il sindaco Cavazzana. «La responsabilità oggi è trovare i meccanismi giusti, come la Vas ad esempio». Già citata, è il jolly che il sindaco si gioca per tutta la sera mettendo in evidenza più e più volte che alla fine la decisione spetta ad altri, alla Regione. Il potenziale danno erariale ai danni del Comune, refrain spesso utilizzato dai sindaci in situazioni come queste, lo usano gli altri, il sindaco Cavazzana mai. Per il primo cittadini di Tribano ciò che viene presentato è sempre in positivo.  Ma quando prende la parola l'avvocato Michele Greggio ci pensa lui a rafforzare lo spauracchio. «Ci sono le legittime aspettative che un proprietario si è fatto, servono congrue motivazioni per impedirgli di metterle in atto. La variante è stata legittimamente approvata e sia sul piano procedurale che giuridico è opportuna. Mette un punto tombale su eventuali future controversie». Insomma, sono i potenziali contenziosi che dovrebbero preoccupare ma la variante è stata scritta in maniera tale da evitare problemi futuri con chi ha diritti sull'area. La tutela delle aspettative del proprietario è il dogma da seguire, lo dice chiaro l'avvocato. 

L'ultimo intervento è dedicato ad Antonio Tasinato che è presidente del consorzio Cev che spiega come sia stato direttamente chiamato dal sindaco Cavazzana. Da buon manager ha il tono di quello che vuole convincere quanto straordinaria sarebbe la possibilità di impiantare su un'area di 10mila metri quadri pannelli solari. «I prezzi dell'energia elettrica e del gas sono incontrollabili. Significa che bisogna cominciare a pensare come si possa calcolare il rischio economico. E se l'amministrazione crea l'opportunità di creare energia dimostra di essere meritevole di attenzione». Non c'è un aspetto in questa serata che non sia stato quantificato in denaro. Se è vero che il business è business è anche quella dell'energia pulita lo è, perché piantare nuove strutture quando si può usare come piattaforma, l'esistente. E non è una cosa che ci inventiamo chiaramente noi, ma sono anni che ascoltiamo e approfondiamo cosa dicono gli scienziati su questi argomenti, non si può non farlo notare. 

Sono le 22 e 45 quando finalmente si apre il dibattito e il sindaco Cavazzana si mostra con tutti dialogante e disponibile a risolvere e ad affrontare i problemi, anche se poi sa da par suo aggirare le domande e le osservazioni più spinose. Ma andiamo con ordine. Il primo intervento è di una donna sulla trentina che racconta che sua madre si è a suo tempo trasferita a Tribano perché stufa della vita di città e che oggi si trova già circondata da traffico e cemento e rischia di trovarsene ancora di più. Poi tocca a un altro residente che è anche sindacalista e che racconta le condizioni in cui si lavora in questi centri per la logistica: «Ci sono ragazzi che sono sbarcati dai barconi e portati qui a lavorare. Non conoscono neppure la lingua. Non ci vanno i nostri giovani a fare quei lavori, a quelle condizioni. Dov'è la ricchezza che si crea?». Molte altre persone chiedono si spieghi meglio di cosa si sta parlando perché è tutto sicuro ma alquanto vago. Non si sa di che tipo di attività si tratti, non si conoscono le reali intenzioni di questi investitori. Poi tocca a Roberto Bazzarello, FdI e capogruppo di minoranza in Consiglio Comunale, che parla maneggiando i fogli con stampata la variante votata in consiglio, «non da noi», ci tiene a precisare. «Volevo dire a Buggin - dice il consigliere riferendosi all'urbanista - che al contrario di quello che dicono le proiezioni che ci ha mostrato, basta chiedere a chiunque se non va sott'acqua La Vallette». L'applauso della sala è convinto. «Avete detto, lo ha detto sempre lei Buggin, che non è vero che bisogna coprire di terra tutta quell'area. Però, qui nella variante che avete proposto e votato voi, c'è scritto», dice mostrandola alla sala e al sindaco Cavazzana. Una signora fa poi notare che la casa dove vive più cresce la presenza di capannoni e più si svaluta. «Cosa lascio a mia figlia? Una casa che non vale più circondata da muri tanto che non entra neppure più la luce?». Diego Boscarolo, consigliere di minoranza del consorzio di bonifica Adige Euganeo, fa notare che la possibilità di fare osservazioni alla variante da parte dei cittadini è chiusa da giorni sottintendendo che si è fatto sottovoce. Poi fa notare che non ci sono i soldi per i lavori alla rete idrica. La discussione prosegue ancora, con alcune divagazioni che riguardano gli uffici del Comune e si torna ancora a parlare dei problemi legati al traffico e allo smog, fermo restando che ancora non si sa dove dovrebbero entrare e uscire i camion. Quando manca poco a mezzanotte approfittiamo del fatto che se ne stanno facendo diverse, e chiediamo al sindaco se, al netto del possibile danno erariale, se ci fosse un modo di impedirla, lui sarebbe per fermare tutto o andare avanti? E la risposta che arriva in fondo è quella che ci aspettavamo. Serata animata, ma decisione già blindata. 

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