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Elena Ostanel: «Lo studio sui Pfas del 2018 fu bloccato per motivi politici?»

La nota ufficiale della Regione Veneto sullo studio epidemiolofgico sugli effetti della presenza di Pfas sulla salute sembra non aver chiarito il punto principale della questione, come sostiene la consigliera regionale del Veneto che Vogliamo

La nota ufficiale della Regione Veneto sullo studio epidemiolofgico sugli effetti della presenza di Pfas sulla salute sembra non aver chiarito il punto principale della questione, come sostiene la consigliera regionale del Veneto che Vogliamo, Elena Ostanel. A scatenare la nuova polemica sull'argomento le dichiarazioni rese in aula di tribunale durante il processo Miteni da Pietro Comba, già responsabile del Dipartimento di Epidemiologia Ambientale dell’Istituto Superiore di Sanità che parla di studio mai avviato nonostante gli accordi presi. 

«Il comunicato di oggi della Regione del Veneto non risponde alla domanda che gli abitanti dei territori contaminati, e realtà come le "mamme no Pfas", si fanno da anni: è vero, come ha detto l’ex responsabile del Dipartimento di Epidemiologia ambientale dell’Istituto Superiore di Sanità durante il processo ai dirigenti della Miteni, sentito come testimone dall’accusa, che un vero ed approfondito studio epidemiologico sull’impatto della contaminazione da Pfas, che doveva partire nel 2018 in tandem tra Istituto Superiore di Sanità e Regione Veneto, fu bloccato per decisione politica?». Un'affermazione che ricalca quanto detto in aula dal professor Pietro Comba in aula di tribunale. «Perché questo è il cuore della questione: nella risposta fornita dalla Regione oggi si rimanda a tanti documenti parziali ma non c’è traccia di quello studio del 2018, che avrebbe dovuto valutare l’incidenza delle patologie Pfas associate e la correlazione con i livelli ematici di queste sostanze, nonché le principali cause di morte. Dati utili sia ad individuare strategie efficaci di prevenzione e cura ma anche gli unici dati che potrebbero permettere di valutare le reale responsabilità di coloro che hanno permesso questo inquinamento. Non basta elencare gli approfondimenti fatti successivamente per rispondere alla vera questione politica: chi e perché avrebbe deciso di non procedere con lo studio che doveva essere fatto nel 2018? E per quale motivo?».

Infine la consigliera fa un'ultima considerazione che riguarda sempre il caso finito in tribunale, quello dell'inquinamento da Pfas causato dalla Miteni di Trissino. «Attendiamo intanto ancora che venga avviata la bonifica del sito Miteni che, come ho più volte sostenuto, non può attendere i tempi dell’attuale proprietario del sito. C'è bisogno di un progetto pubblico e finanziato dalle istituzioni. Parliamo di 30 comuni inquinati, 350.000 persone coinvolte, 700 km quadrati di territorio compromesso. Non possiamo più attendere».miteni2-2-2

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